sabato 1 novembre 2008

Intervista a Massimo Cellamare aka Damaxx

D – Sei un “creativo”. Parlaci di te, di come hai iniziato, cosa hai studiato e come coniughi arte e lavoro, descrivendone anche il metodo.

R – Non amo definirmi tale, preferisco “uomo con idee”. Ho cominciato frequentando (male) il Liceo Artistico - anche se da piccolo ho sempre avuto una matita e dei fogli bianchi con me, quindi la mia “alba” comincia ben prima - esperienza abbastanza sbiadita sotto il profilo didattico anche se non scorderò mai quell’istituto. Dopo la scuola, un’importante esperienza come pittore in una galleria d’arte mi ha insegnato molto più di quello che m’aspettassi, imparando tecniche che nessun professore avrebbe mai potuto trasmettermi. Poco a poco sono entrato nel mondo dell’arte digitale e della pubblicità, inizialmente con agenzie più piccole e in provincia e dopo con realtà ben più importanti, senza mai mettere da parte la manualità. Scoprendo la “comunicazione” come una delle strade più complesse ed eterogenee, ma affascinanti, dell’ “arte”. Non credo che esistano metodi o regole per riuscire in questo lavoro, l’ho imparato nel corso degli anni, ma avvalersi di un’idea è la nostra forza.

D - Il termine “creativo” nell’ambito professionale, ha assunto, negli ultimi anni, un significato ben preciso. Il “creativo” è la somma tra l’artista e il comunicatore. Ci si trova davanti a ruoli professionali nuovi che, soprattutto la generazione precedente alla nostra, spesso fatica a capirne il significato. Illustraci il tuo in merito a questo.

R – Il “creativo” dovrebbe essere colui che trova una soluzione comunicativa (qualsiasi forma abbia) ad una domanda “popolare”. Detta così sembra così semplice da essere alla portata di tutti, infatti l’inflazione dei creativi oggi giorno è palese. Ma come in tutti i mestieri e in tutte le professioni c’è chi è portato e chi assolutamente no. Il talento và coltivato, così come la propria cultura e dovrebbero andare a braccetto. Arte e creatività si sposano perfettamente quando si trova il giusto equilibrio nelle due parti.

D - Viviamo in un’epoca storica di totale rottura col passato, dove la società e la socialità cambiano. Le distanze del globo terrestre si accorciano di gran lunga e il tempo si dilata. Oggi un comunicatore avrebbe tante cose di cui parlare, soprattutto sfruttando i canali immediati telematici. Cosa ne pensi?

R – Le distanze geografiche sono sempre state un serio problema, soprattutto per gli interscambi culturali. Ora grazie (o per colpa) di internet possiamo essere in ogni parte del pianeta con un solo click. Questo porta al giusto confronto con tutte le realtà mondiali, confronto che porta ad un’unica strada: la crescita.
Anche se viaggiare, non solo virtualmente, è ben altro: colori, sapori, odori, guardare, assaggiare, toccare. Tutto dovrebbe essere “vissuto” prima che “navigato”, non confondiamo mai le due cose.

D - Accompagni l’attività di musicista a quella di illustratore e grafico, lavorando per alcuni importanti marchi locali. L’ambiente creativo bitontino e barese più in generale soffre di diverse problematiche. Che mi dici al riguardo?

R – La musica mi aiuta molto; facendo RAP con l’uso della parola sono un comunicatore, molto spesso uso gli stessi meccanismi mentali quando scrivo una canzone e quando studio una campagna pubblicitaria. I due mondi sono più vicini di quanto si possa immaginare. Purtroppo le realtà nella nostra regione non danno i giusti spazi e i dovuti apporti alle nuove idee e soluzioni. Siamo come in un piccolo medioevo della comunicazione. Anche se devo ammettere che qualcosa all’orizzonte comincia a dimenarsi. Siamo noi stessi che dobbiamo educare gli occhi e le orecchie di tutti a nuove prospettive.

Intervista di Alessandra Carbone

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